sembra un titolo esagerato, ma la reazione della Chiesa e del suo organo di stampa "l'Osservatore romano" mi ha riportato alla mente una piccola lezione di civilità che ancora una volta mio padre mi diede da piccola.
Vi ho già detto in qualche altro mio post che mio padre era sarto da uomo e lavorava in casa in una stanza adibita a laboratorio. In questa stanza noi bambine prima, ragazzine poi e successivamente anche adulte trascorrevamo gran parte del nostro tempo, conversando con nostro padre di tutto e di più. Uno degli argomenti di cui, almeno io personalmente discutevo con mio padre era la politica. Entrambi di sinistra, entrambi iscritti al PCI, entrambi saldamente comunisti (è il caso di puntualizzarlo perchè oggi non tutti quelli di sinistra sono comunisti, allora era diverso il partito stesso si chiamava comunista quindi c'era poco da essere ambigui) avevamo molti punti in comune. Su uno però ci fu un giorno una bella discussione: la possibilità di affiggere alle pareti della stanza adibita a laboratorio un simbolo della nostra fede politica, per me poteva essere la falce e martello piuttosto che il manifesto di Marx o di Gramsci o addirittura qualcos'altro che comunque ci identificasse. Io ero fortemente convinta che potevamo farlo in quanto la casa era nostra, ci vivevamo noi e potevamo essere liberi di affiggere quello che ci piaceva. Mio padre fu inflessibile, io da principio non capivo e lo accusavo di vergognarsi della sua identità, ma poi egli mi fece un discorso dall'alto della sua quinta elementare molto convincente. Quella stanza, pur facente parte di una casa privata era un luogo pubblico dove tanta gente entrava, sostava e doveva trovare un ambiente piacevole e tranquillo, dove tutti potevano esporre le proprie idee, dove nessuna discussione era impedita, ma dove nessuno doveva trovare un elemento di disturbo o di disagio. La presenza di un qualsivoglia simbolo, politico o religioso (in quella stanza ricordo non c'è neanche mai stata una immagine sacra nonostante mia madre fosse molto cattolica) poteva turbare qualcuno che la pensava diversamente da noi, questo avrebbe urtato qualche suscettibilità e mio padre non voleva che ciò succedesse. Non era paura di esporsi la sua, anche perchè durante le discussioni che normalmente si accendevano in quella stanza la sua brava posizione mio padre la prendeva sempre. Era semplicemente rispetto e libertà per tutti. In una sola parola: quello doveva essere un ambiente laico.
Questo la Chiesa, l'Osservatore Romano e anche si oppone alla presenza del crocifisso nelle scuole pubbliche dovrebbero prenderla come piccola lezione da parte di una persona sicuramente non all'altezza culturale di quanti oggi stanno dibattendo su questo argomento senza uscirne, ma altrettanto sicuramente molto efficace. Infatti la discussione si accende ma si spegne subito senza alcun risultato pratico, io penso per opportunismo politico da entrambe le parti. (i cattolici in Italia sono molti e votano). Alla faccia della moralità, dell'etica, e del rispetto delle libertà.
In Spagna c'è voluto l'intervento di un magistrato per imporre, (anche se solo in una regione) un concetto ormai acquisito in tutti i paesi civili: la laicità dello stato e la libertà di ogni individuo di professare una propria fede o di essere ateo senza essre discriminato.
Ma è tanto difficile capire che non esiste più una religione di stato, che i simboli religiosi devono stare al loro posto nei rispettivi luoghi di culto, che un crocifisso piuttosto che l'immagine di buddha, allah può inquietare chi la pensa diversamente???? Ma dov'è la morale dov'è l'etica, questa è solo subdola sopraffazione di una cultura sulle altre indegna di un paese civile. E non venite a parlarmi della nostra storia, delle nostre radici, e della nostra cultura perchè potrei rispondere in maniera provocatoria e lo faccio sicuramente rispondendo al giornale L'Avvenire che in prima pagina accosta il disastro della scuola di Rivoli alla presenza del crocifisso nelle aule. Io allora rispondo che questa presenza che dovrebbe in qualche modo ricordarci la nostra storia e la nostra cultura ha provocato invece anche brutture. I ragazzi che oggi, per "divertirsi un poco" hanno dato fuoco ad un barbone sono sicuramente usciti da aule dove c'era affisso un crocifisso. Chi ha orecchi per intendere intenda.
La mia proposta infine è quella di affiggere in tutte le scuole di ogni ordine e grado l'articolo 3 della nostra costituzione che così recita:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."